giovedì 2 febbraio 2012

PASSATO E PRESENTE DI DUE FAMIGLIE FIORENTINE " I MAZZEI E I CORSINI"

Il passato
La storia della famiglia Mazzei è strettamente legata non solo a quella della vitivinicoltura in Toscana ma anche a tutta la vita politica e culturale della regione.
I primi documenti riguardanti i Mazzei - originari della zona vinicola di Carmignano - sono dell'inizio del XI secolo.

A quest’epoca risale lo stemma più antico della famiglia, che riporta tre martelli di legno, arnesi tipici dell'arte dei Maestri Bottai e Dogai. È invece nel Trecento che nello stemma appaiono le tre mazze di ferro che vi figurano ancora oggi. Fin dalle loro origini, i Mazzei, svolgono l'attività di viticoltori e partecipano attivamente alla vita mercantile e professionale a Firenze, giungendo a occupare importanti cariche di governo.

Ser Lapo Mazzei (1350-1412), viticoltore a Carmignano e appassionato all'arte del vino, è Notaio della Signoria fiorentina, Ambasciatore e Proconsole dell'Arte dei Giudici e dei Notai. Anche il fratello Lionardo coltiva vigneti a Carmignano, nella proprietà di Grignano, ove produce vino seguendo i consigli del più esperto Ser Lapo.

Ser Lapo Mazzei è autore di un voluminoso e interessantissimo epistolario, realizzato con il grande mercante Francesco Datini. Documento ricco di consigli giuridici ed economici, ma anche agronomici e enologici. La vinificazione, l'acquisto e la conservazione del vino costituiscono negli scritti di Ser Lapo un punto di ricorrente attenzione: "non vi curate della spesa di quel vino, benché egli fosse caro: la bontà ristora" scriveva al Datini nel 1394, con un invito a vincere la sua parsimonia e ad apprezzare la qualità.

Ser Lapo Mazzei è anche considerato il “padre” della denominazione Chianti: a lui si deve il primo documento conosciuto sull'uso della denominazione, apparsa in un contratto commerciale a sua firma, datato 16 dicembre 1398.

"E de' dare, a dì 16 diciembre (1398),fiorini 3 soldi 26 denari 8 a Piero di Tino Riccio,per barili 6 di vino di Chianti ....li detti paghamo per lettera di Ser Lapo Mazzei".
(Archivio Datini)

Primo documento conosciuto sull'uso della denominazione "Chianti" -È alla nipote di Ser Lapo Mazzei, Madonna Smeralda, andata in sposa a Piero di Agnolo da Fonterutoli, che i Mazzei devono la proprietà di Fonterutoli, trasmessa dal 1435 fino a oggi, attraverso 24 generazioni.Altra figura storica di rilievo della famiglia è Filippo Mazzei (1730-1816). Personaggio eccentrico e inquieto, viaggiatore del mondo, intellettuale e studioso, fu invitato dall' amico Thomas Jefferson, futuro presidente degli Stati Uniti, a piantare un vigneto nella sua residenza di Monticello, in Virginia. Vi giunse con un gruppo di vignaioli toscani e realizzò i primi vigneti di quella zona del Nuovo Mondo.

"I thank you for your obliging act of the culture of the wine, and I am happy to hear that your plantation of them is in so prosperous a way"
(George Washington il 1° luglio 1779)

Rimasto in America, Filippo si fece coinvolgere nella vita politica degli Stati Uniti, e le sue idee riguardo all’uguaglianza degli uomini folgorarono Jefferson che ne fece uno dei punti cardine della Dichiarazione d’Indipendenza Americana: “All men are created equal”. Filippo Mazzei è per questo motivo considerato un "American Patriot".
The past
The history of the Mazzei family is closely linked not just to the history of winemaking in Tuscany, but to the political and cultural history of the entire region. The first documents that name the Mazzeis – originally from the winemaking area of Carmignano – date back to the early eleventh century.

The family coat of arms, bearing three wooden hammers, tools emblematic of the cooper’s trade, also dates back to this time. In the fourteenth century, the coat of arms instead displayed three iron maces that still adorn it today. Since the very beginning, the Mazzeis have been winemakers and active participants in Florentine cultural and commercial life, even holding important posts in city government.

Ser Lapo Mazzei (1350-1412), a winemaker from Carmignano, dedicated to the art of making fine wine, was a Notary of the Florence city government and Proconsul of the Art of Judges and Notaries. His brother Lionardo also cultivated vineyards in Carmignano, in the Grignano estate, where he produced wine according to the instructions of his more expert brother, Ser Lapo.

There is a voluminous and quite interesting series of correspondence between Ser Lapo Mazzei and Francesco Datini, the famous Merchant of Prato. The document is rich in juridical and commercial advice and also contains many comments referring to agronomy and oenology.Winemaking, purchasing and storage are recurrent themes in Ser Lapo’sepistles: " don’t concern yourself about the cost of the wine, though it be high: its goodness is restorative.", he wrote to Datini in 1394, inviting him to overcome his parsimony and appreciate its quality.

Ser Lapo Mazzei is also considered the “father” of the Chianti name: he authored the first known document using the denomination, a commercial contract bearing his signature, dated December 16, 1398.

" To be paid, on December 16 (1398), 3 florins, 26 soldi and 8 dinars, to Piero di Tino Riccio, for 6 barrels of Chianti wine....the above pay by letter of Ser Lapo Mazzei ".
(Datini Archives)

First known mention of the term “Chianti” in an official documentIt is the granddaughter of Ser Lapo Mazzei, Madonna Smeralda, who was married to Piero di Agnolo da Fonterutoli, that the Mazzei family owes the ownership of Fonterutoli, passed down from 1435 until today, across 24 generations. Another important historical figure in the family was Filippo Mazzei (1730-1816). An eccentric and restless traveler, intellectually inclined and scholarly, he was asked by his friend Thomas Jefferson, future president of the United States, to plant a vineyard at his estate in Monticello, Virginia. He undertook the journey with a group of vineyard workers and planted the first vineyards in that part of the New World.

"I thank you for your obliging act of the culture of the wine, and I am happy to hear that your plantation of them is in so prosperous a way"
(George Washington, July 1°, 1779 )

Having remained in America, Filippo got involved in the new nation’s political life, and his ideas regarding equality struck Jefferson, who drew from them one of the founding principles of the Declaration of Independence: “All men are created equal”. For this reason, Filippo Mazzei is considered an "American Patriot".
Il presente
Ancora oggi, dopo quasi sei secoli, la famiglia Mazzei - sotto la guida di Lapo, che con i figli Filippo e Francesco conduce le proprietà - si dedica all'attività vitivinicola con un impegno costante e innovativo nel rispetto del territorio.

Mantenere vivi i valori della storia e della tradizione famigliare, declinandoli in funzione delle esigenze di mercato ma anche delle opportunità offerte dalle moderne tecnologie: questo l’obiettivo che si pone oggi la famiglia Mazzei, alla guida dell’azienda.

In questo quadro, si collocano quindi diverse importanti scelte strategiche, come l’adozione dei più moderni sistemi di tutela dell’ambiente (a cominciare da quelli per l’autoproduzione di energia), o, per altro verso, la progressiva creazione di un vero e proprio Gruppo vitivinicolo, attraverso l’acquisizione di aziende vitivinicole nelle due aree considerate più promettenti in Italia: Maremma e Sicilia sud orientale.
Lapo Mazzei Lapo MazzeiFilippo Mazzei Filippo MazzeiFrancesco Mazzei Francesco Mazzei
The present
Today, after almost six centuries, the Mazzei family – under the guidance of Lapo, who oversees the property with the help of his sons, Filippo and Francesco, - still devotes itself to winemaking, with a constant commitment, an eye towards innovation and an abiding respect for the land.

To keep alive the historical and traditional family values, adapting them to the demands of today’s marketplace while examining the opportunities offered by advanced technological applications: this is the objective towards which the Mazzei family are guiding the company.

This is the thinking behind several important strategic moves, such as the decision to adopt the most advanced systems of environmental protection (starting with generating our own energy), or, in another sector, the creation of a true winemaking Group, through the acquisition of vineyards in the two areas widely perceived as the most promising in Italy: Maremma and southeastern Sicily.

Storia

La storia della famiglia Corsini



Credere nel domani, lavorare sodo e anche rischiare quando il mercato richiede intraprendenza. Una lezione tutta fiorentina che i Corsini, giunti in città da Poggibonsi alla fine del 1100, impararono con successo. Prima commercianti e poi banchieri, imboccando spesso anche la carriera politica e religiosa.
Andrea Corsini (nato a Firenze nel 1302 e morto a Fiesole il giorno della befana del 1374), vescovo di Fiesole nel 1373, salì tre secoli dopo all’onore degli altari (Sant’Andrea, 1624) mentre Pietro Corsini seguì da cardinale Urbano V nell’esilio di Avignone, favorendo il ritorno del pontefice a Roma.

All’alba del Quattrocento, la crisi bancaria, provocata dall’insolvenza di Edoardo III, spinse Matteo Corsini a ricostruirsi una posizione in Inghilterra e tornato in Toscana a investire nell’acquisto di terre.
La solidità economica è raggiunta con Filippo e Bartolomeo Corsini che nel Cinquecento aprirono un banco a Londra e organizzarono un servizio postale privato in grado di recapitare le lettere a Firenze in meno di tre giorni. A loro si deve la costruzione dell’enorme patrimonio immobiliare e fondiario protetto attraverso i fidecommessi (forse venendo dalla Gran Bretagna si saranno ispirati al trust per proteggere il grande patrimonio).
Bartolomeno (1622-1685) figlio di Filippo che aveva fatto soldi in Inghilterra e suo figlio Filippo (1647-1705) furono gli artefici del Palazzo Corsini sul Lungarno realizzato nello stile oggi definito Barocco fiorentino. I due Palazzi fiorentini - su Lungarno e in Via del Prato -  segnano, nel corso del Seicento, l’infittirsi dei rapporti della famiglia con il mondo dell’arte. Nella prima metà del secolo fu anche edificata la cappella nella Chiesa del Carmine, dedicata a Sant’Andrea Corsini e prese forma, nel palazzo che domina l’Arno, la Galleria Gentilizia dove confluirono moltissimi capolavori.
L’apoteosi della famiglia ha come data il 1730, quando dopo quattro mesi di Conclave, all’età di 78 anni sale al soglio pontificio, che terrà per dieci anni, Lorenzo Corsini (1652-1740) col nome di Clemente XII. Un mecenate e un uomo colto per la cui scelta furono anche determinanti le qualità e conoscenze in campo finanziario. Lo si ricorda soprattutto come fondatore dei Musei Capitolini e committente della Fontana di Trevi, delle nuove facciate di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore, della costruzione del Palazzo della Consulta a Roma come dei porti di Anzio, Ravenna e Ancona.
Papa Clemente
Uno dei nipoti, Bartolomeo, prediletto del papa, ricoprì la carica di comandante della Cavalleria Romana, fu Viceré di Sicilia e Grande di Spagna.
Con l’Ottocento si moltiplicano gli incarichi politici affidati ad esponenti della famiglia Corsini, prima, durante e dopo la Restaurazione fino a Tommaso Corsini, deputato del Regno d’Italia dal 1865 al 1882, senatore a vita, nonché fondatore della Fondiaria Assicurazioni, presidente della Cassa di Risparmio di Firenze, impegnato tra l’altro nel settore elettrico e ferroviario. Fu anche archeologo sulle proprie terre, portando alla luce la famosa fibula Corsini, tesoro di gioielleria etrusca, conservata al Museo Archeologico di Firenze. Con un atto di generosità e lungimiranza cedette allo Stato italiano il Palazzo della Lungara a Roma donando le sue collezioni di dipinti, stampe e libri. Sempre qui ha sede l’Accademia dei Lincei di cui fu promotore.

Il Principe Tommaso (VIII Principe di Sismano, 1903-1980) nipote di Tommaso, partecipò alla vita politica italiana contribuendo come deputato dell’Assemblea Costituente alla carta costituzionale della Rebubblica Italiana. Grande esperto di agricoltura e di allevamenti, contribuì all'ammodernamento dei due settori in Toscana e in Umbria. Sua moglie, Donna Elena, riuscì a salvare la Galleria Corsini e molti altri tesori d'arte dai bombardamenti e dal passaggio del fronte durante la II guerra mondiale.
Il figlio Filippo IX (1937) e attuale Principe di Sismano, è sposato con Giorgiana Avogadro di Valdengo e Collobiano. È padre di Duccio (1964), Duca di Casigliano, sposato con Clotilde Trentinaglia de Daverio, dalla cui unione sono nati Filippo, Elena Clarice e Selvaggia; di Elena Sabina (1966) sposata con Brando Quilici da cui Corso; Nencia (1969), sposata con Benedetto Bolza, da cui Giorgiana, Nerina, Vita, Olimpia, Geza; Elisabetta Fiona (1969) sposata con Diego di San Giuliano, da cui Leone, Neri e Zara Boatto e Fiamma, Fabiola e Lucio di San Giuliano.

La nuova generazione


History

The Corsini family’s history


Believing in the future, working hard and even taking the risk when the market requires resourcefulness: an ‘all-Florentine’ lesson that the Corsini family learned successfully when they arrived in Florence from Poggibonsi at the end of the 1100s. Initially, they were merchants and then bankers, often finding their way into political and religious careers.
Andrea Corsini (born in Florence in 1302 and died in Fiesole on Epiphany in 1374), Bishop of Fiesole in 1373, was canonized three centuries after his death (Sant’Andrea, 1624) while Pietro Corsini followed Pope Urban V into exile in Avignon as a Cardinal, and supported the Pope’s return to Rome.

At the beginning of the 15th century, the banking crisis, which had been caused by the insolvency of Edward III, forced Matteo Corsini to recover his position in England thus returning to Tuscany where he invested in land.
Economic solidity was achieved with Filippo and Bartolomeo Corsini who estabilished a bank in London in the 16th century, as well as having organized a postal service capable of delivering letters to Florence in less than three days. They were responsible for the accumulation of a vast protected wealth in real estate and land ownership entailment (perhaps, having come from Great Britain, they had been inspired by trusts to protect their great wealth).
Bartolomeno (1622-1685), son of Filippo who had made his fortune in England, and his son Filippo (1647-1705) were responsible for the construction of Palazzo Corsini on the Lungarno built in what is now referred to as Florentine Baroque style. The two Florentine Palazzos – one on the Lungarno and the other in Via del Prato – mark the intensification in the family’s relationship with the art world in the 17th century. The chapel in the Chiesa del Carmine, dedicated to Sant’Andrea Corsini, was built during the first half of the century, while the Galleria Gentilizia, where many works of art were preserved, was developed in the Palazzo which dominates the Arno river.
The family’s triumph is dated 1730 when, after four months of Conclave, Lorenzo Corsini (1652-1740) ascended to the papal throne, which he held for ten years, as Clement XII. He was a patron of the arts and a cultivated man; his having been chosen pope was also determined by his acquired qualities and knowledge in the field of finance. Above all, he is remembered as the founder of the Capitoline Museums and patron of the Trevi Fountain, of the new façades of San Giovanni in Laterano and Santa Maria Maggiore, the construction of the Palazzo della Consulta in Rome as well as the ports of Anzio, Ravenna and Ancona.

Pope ClementBartolomeo, one of the Pope’s favourite nephews, held the position as Commander of the Roman Cavalry, became the Viceroy of Sicily and Grande of Spain.
In the 19th century, the political mandates entrusted to representatives of the Corsini family multiplied, before, during and after the Restoration up to Tommaso Corsini, who was a deputy of the Regno d’Italia from 1865 to 1882, a life senator, as well as the founder of Fondiaria Assicurazioni, and President of the Cassa di Risparmio di Firenze. Among other things, he was involved in the electricity and railway sectors as well as being an archaeologist on his own lands: he brought the famous Fibula Corsini, a treasure of Etruscan jewellery, to light. It is now kept in the Archeological Museum of Florence. With an act of generosity and far-sightedness, he gave the Palazzo della Lungara in Rome to the Italian State and donated his entire roman collection of paintings, prints and books. The Accademia dei Lincei, which he founded, still has its premises in this location.
           
Principe Tommaso (VIII Prince of Sismano, 1903-1980) nephew of Tommaso took part in Italy’s political life as a Constituent Assembly deputy for the constitution of the Italian Republic. As an expert in agriculture and breeding, he contributed to the modernization of these two sectors in Tuscany and Umbria. His wife, Donna Elena, managed to save the Galleria Corsini and many other treasures from bombardments and the crossing of the front line during World War II.
Their son, Filippo IX Prince of Sismano (1937), is married to Georgiana Avogadro di Valdengo e Collobiano. He is the father of Duccio (1964), Duca di Casigliano, married to Clotilde Trentinaglia de Daverio, with their three children, Filippo, Elena Clarice and Selvaggia; Elena Sabina (1966) married to Brando Quilici with their son Corso; Nencia (1969), married to Benedetto Bolza, with their children Giorgiana, Nerina, Vita, Olimpia, Geza; Elisabetta Fiona (1969), married to Diego di San Giuliano, with her children Leone, Neri and Zara Boatto and Fiamma, Fabiola and Lucio di San Giuliano.

The new generation

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