sabato 18 febbraio 2012

CHIANTI , IL SUO VINO E GRANDI PERSONAGGI

Molti sono i piatti caratterizzati dall'aroma del vino Chianti che di questa terra è l'elemento dominante, apprezzato in tutti i tempi, certamente a partire dagli Etruschi e dai Romani (anche se quali fossero le caratteristiche di tale vino non è dato sapere). E quando successivamente le invasioni barbariche sconvolsero il nostro paese, in questa zona appartata i monaci benedettini e vallombrosani si dedicarono a trascrivere documenti legati all'agronomia e alla viticoltura e a metterne in pratica le regole, diffondendo questa preziosa cultura, custodita in badie come Coltibuono, Passignano, Poggialvento.
Negli anni, soprattutto dopo il Mille, si intensificò in tutta la zona la coltura "specializzata" della vite, coltivata in forme basse, a filari, spesso protetta da brolii o addirittura dalle mura cittadine per difenderla dai danni del bestiame e dai furti. La toponomastica di alcune strade fiorentine lo dimostra. Via della Vigna Vecchia, via della Vigna Nuova, via Vinegia, Santa Maria in Vigna (successivamente Santa Maria Novella) testimoniano la presenza della vite non solo ai margini ma anche all'interno stesso della città. Vigne molto protette, dunque: gli estranei non vi potevano entrare, i danni che potevano essere provocati da uomini o animali erano duramente puniti, la distruzione poteva addirittura meritare la tortura. E, d'altra parte, il vino era soggetto a una fiscalità pesante e la qualità era pagata in base alle valutazioni del Catasto.
Il vino Chianti è ospitato in molte pagine di personaggi di primo piano che con la terra del Chianti ebbero rapporti.
Michelangelo Buonarroti (1475-1564) che nel Chianti ebbe delle proprietà non risparmia nel suo epistolario elogi al vino Chianti che produceva, beveva e offriva agli amici con grande entusiasmo, tanto che trovò modo di farne dono di un barilotto al papa; e Machiavelli (1469-1527) quando, sospettato di congiura antimedicea, cercò rifugio nei suoi "poveri" poderi del Chianti dalla sua casa, l'Albergaccio in Sant'Andrea in Percussina dove stava scrivendo il Principe, amava recarsi all'osteria a "ingagglioffirsi" (come lui stesso scrive), a bere e giocare, prima di rivestire "panni curiali" per disquisire sui temi della politica di cui fu grande innovatore.
E di Galilei (1564-1642) l'allievo Vincenzo Viviani ricorda che nella sua villa presso Grignano il grande scienziato dimenticava le accuse di eresia dilettandosi "nella delicatezza de' vini e delle uve e del modo di custodire le viti, ch'egli stesso di propria mano le potava e legava nelli orti".
Ma non dimentichiamo Francesco Redi (1626-1698) che pur ponendo al primo posto il vino di Montepulciano che "d'ogni vino è re" tesse le lodi del nostro Chianti con questi versi: «Lingua mia già fatta scaltra / gusta un po', gusta quest'altro / vin robusto che si vanta / d'esser nato in mezzo al chianti?». Un vino definito "maestoso, imperioso" che dal cuore «scaccia senza strepiti ogni affanno e ogni dolore».
Un vino dunque che in qualche modo coincide con la vita, la storia, le tradizioni della sua terra; terra che può farsi vanto di apprezzamenti da parte di grandi personaggi di ieri come di oggi appartenenti a tutte le arti, non ultima la musica. È bello ricordare che proprio la terra del Chianti ha dato vita alla ormai famosissima Accademia Chigiana. Infatti nel 1923 in seguito a un incontro del conte Chigi Saracini con Arrigo Boito, avvenuto nella sua secentesca villa che si trova nei pressi di Castelnuovo Berardenga, nacque la famosa accademia che prese il nome dal padrone di casa e che solo diciannove anni dopo fu trasferita a Siena da dove la sua fama si è diffusa in tutto il mondo.

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