domenica 29 gennaio 2012

IL ROSSO DI MONTALCINO

Montalcino, terra votata alla qualità, non si limita al Brunello nel campo dei vini di pregio.
Forse per questo, per la prima volta in Italia, ai produttori di questa zona è stato concesso di ottenere, dagli stessi vigneti, due vini a denominazione di origine in base a precise valutazioni tecniche: il Brunello, destinato al lungo invecchiamento, ed il Rosso di Montalcino, vino più giovane che unisce ad una superba struttura doti di particolare vivacità e freschezza. Già apprezzato e conosciuto con varie denominazioni, il Rosso di Montalcino ha acquisito precisa identità ed ufficiale riconoscimento con il passaggio alla DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA (D.P.R. 25/11/83 e successive modificazioni).
Valida alternativa per il cantiniere, lo è anche per il consumatore esigente. Il Rosso di Montalcino è armonico, elegante, sapido, non di grande impegno ma di piacevole abbinamento.
Il Rosso di Montalcino all'aspetto è brillante e limpido, con colore rubino composito; all'olfatto ha buona intensità e fragranza , si riconoscono profumi di frutti freschi.
All'analisi gustativa il vino risulta armonicamente asciutto, ha nerbo e freschezza con buona persistenza aromatica. E' vino di pronta beva particolarmente suadente. Non è da conservare a lungo, il vino preferisce essere bevuto in età giovanile anche se ben resiste all'invecchiamento.
Abbinamenti con il Rosso di Montalcino
Le sue caratteristiche sono esaltate dai piatti tipici della cucina toscana dal gusto schietto e deciso ma, ugualmente, potrà accompagnare, valorizzandole, le più diverse proposte della cucina internazionale.
Si abbina a piatti di media struttura, quali primi di pasta con sugo di carne, di pollame, di funghi o tartufi, risotti compositi; secondi preparati con carni di maiale o vitello salsato.
Deve essere servito in calici di cristallo per vini rossi ad una temperatura di circa 18°C.

Disciplinare di produzione del Rosso di Montalcino

Il Rosso di Montalcino ha avuto il riconoscimento della DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA con D.P.R. 25/11/1983, successivamente sono state apportate varie modifiche. Di seguito sono riportate le norme previste dal Disciplinare vigente così come previsto dal Decreto 7/6/1996.
- Zona di produzione: Comune di Montalcino
- Vitigno: Sangiovese (denominato a Montalcino, "Brunello")
- Resa massima dell'uva: 90 quintali per ettaro
- Resa dell'uva in vino: 70%
- Immissione al consumo: 1° Settembre dell'anno successivo alla vendemmia
- Colore: rosso rubino intenso
- Odore: profumo caratteristico ed intenso
- Sapore: asciutto, caldo, un po' tannico
- Gradazione alcolica minima: 12% Vol.
- Acidità totale minima: 5 per mille
- Estratto secco netto minimo: 22 per mille
- Imbottigliamento: può essere effettuato solo nella zona di produzione
- Confezionamento: il Rosso di Montalcino può essere posto in commercio solo se imbottigliato in confezioni di tipo bordolese.

IL BRUNELLO DI MONTALCINO

Il Brunello di Montalcino DOCG, il Rosso di Montalcino DOC, il Moscadello di Montalcino DOC, il Sant’Antimo DOC sono prodotti solo ed esclusivamente nel territorio del Comune di Montalcino.

Il "Brunello di Montalcino" è ottenuto da uve di Sangiovese, un vitigno chiamato tradizionalmente, a Montalcino, "Brunello".
Il disciplinare di produzione stabilisce che la produzione massima di uva per ettaro sia inferiore a 80 q.li/ha (circa 52 hl./ha di vino). Regola l'immissione in commercio che avviene il I° gennaio del quinto anno dopo la vendemmia. Durante questo lungo periodo, il vino deve trascorrere almeno due anni in botte di legno e almeno quattro mesi di affinamento in bottiglia. Il periodo di conservazione in bottiglia cresce fino a sei mesi per il tipo riserva che entra in commercio un anno dopo.

Il "Rosso di Montalcino" DOC dimostra la versatilità del territorio di Montalcino che, con lo stesso vitigno Sangiovese, è in grado di produrre anche un vino adatto per essere bevuto più giovane. Infatti il Rosso di Montalcino può entrare in commercio dal 1° settembre successivo alla vendemmia. E’un vino DOC a partire dalla vendemmia 1984 ed  è prodotto con sole uve di Sangiovese. Il Rosso di Montalcino è caratterizzato da freschezza e fruttuosità, valida alternativa per il cantiniere e per il consumatore.

Un ulteriore passo nella direzione del completamento della piramide produttiva dei vini di Montalcino è stato fatto con l'introduzione, a partire dalla vendemmia 1996, dell'ultima denominazione di origine : il “Sant'Antimo”. Si tratta di una denominazione che comprende sia vini bianchi che rossi, anche con l’indicazione del vitigno.

Il “Moscadello di Montalcino” è un vino bianco da dessert a Denominazione di Origine Controllata. Ha un’antica tradizione produttiva a Montalcino e persino il poeta Ugo Foscolo ne scrive in una sua lettera.  Grazie all’opera di alcuni appassionati viticultori sta vivendo una nuova stagione. E’ prodotto con uve Moscato sia nelle tipologie Tranquillo, Frizzante e Vendemmia tardiva.
 
 

FOTO DEL CHIANTI

CONFERENZA INTERNAZIONALE DELL'ENOTURISMO 2012

Sarà Perugia l’epicentro internazionale del turismo del vino. Dal 30 gennaio al 2 febbraio 2012 infatti centinaia di operatori dell’enoturismo provenienti da 45 Paesi si incontreranno in Umbria per la Conferenza Internazionale sul turismo del vino. L’annuncio è stato dato oggi in una conferenza stampa dalla presidente del Movimento Turismo del Vino (main sponsor dell’evento), Chiara Lungarotti, dall’assessore regionale all’Agricoltura e Politiche agroalimentari, Fernanda Cecchini, dal presidente del Movimento Turismo del Vino Umbria, Ernesto Sportoletti e dal presidente dell’Ente organizzatore ‘Wine Pleasures’, Anthony Swift.

Il principale focus itinerante su un settore che oggi vale fino a 5 miliardi di euro l’anno, dopo Spagna e Portogallo, farà tappa per la prima volta in Italia e ospiterà oltre 300 professionisti del vino e dei viaggi provenienti da tutto il mondo. Nella conferenza - in programma all’Hotel Giò Wine & Jazz Area di Perugia – primo piano con 40 relazioni su enoturismo, case history da tutto il mondo e possibilità offerte dai social media, vero traino per uno dei pochi comparti turistici in crescita continua.

”L’evento farà da volano a un’economia che ha ancora ampi margini di crescita in Umbria come in tante altre aree enologiche del Paese. Oltre alla conferenza – ha detto la presidente Chiara Lungarotti – sono previsti educational per giornalisti e operatori anche nelle Marche, in Toscana e in Campania. Il Movimento Turismo del Vino – ha aggiunto – con le sue mille cantine italiane selezionate per qualità dell’accoglienza e qualità delle produzioni, ha ritenuto fondamentale essere partner di un evento di grande importanza sia per l’offerta che per la domanda di vacanze”.

Il Territorio umbro – con 190 aziende vitivinicole di cui 62 socie del Movimento Turismo del Vino regionale – ha costituito per l’occasione un “Tavolo di lavoro” che vede la partecipazione della Camera di Commercio Umbria, del Centro Estero Umbria, della Regione (assessorato all’Agricoltura) e del Coordinamento delle Strade del Vino, ognuno con progetti di collaborazione nell’evento dedicati e strutturati. Questo per supportare le Presidenze del Movimento Turismo del Vino nazionale e regionali, official supporter and partner dell’evento.

“Anche la Regione Umbria - ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura e Politiche agroalimentari, Fernanda Cecchini – collaborerà attivamente all’iniziativa. Questo tavolo focalizzato sulla conferenza, sarà un valido strumento per promuovere al meglio i nostri territori e la nostra enogastronomia”. Ed è proprio lo stretto rapporto tra destinazioni e prodotti la carta vincente di un settore che è pronto a scommettere su un’ulteriore crescita. Da un’indagine del Censis, infatti, nonostante il trend positivo dell’ultimo decennio, il turismo enogastronomico ha sviluppato appena il 20% del suo potenziale. Sono almeno 3 milioni i turisti che scelgono percorsi legati al vino e all’enogastronomia, con una spesa media di 193 euro al giorno, ben oltre la media generale di spesa della vacanze in Italia.

Per l’organizzatore di ‘Wine Pleasures’, Anthony Swift, che ha anticipato alcuni dati frutto di una ricerca di mercato presso 500 cantine in tutto il mondo “il 69% degli intervistati ritiene che l’enoturismo sia una leva fondamentale per l’affermazione di un brand territoriale, mentre – tra i benefici – è forte quello dei ricavi prodotti (62%) e dalla possibilità di creare posti di lavoro e nuove figure professionali (36%)”.

L’evento è composto da cinque sessioni plenarie sul turismo del vino con l’obiettivo di stimolare discussioni pratiche su un’ampia gamma di aspetti legati al settore e al turismo eno-gastronomico. Ogni giornata prevede un ‘post convegno’ con degustazioni dedicate; tra queste, l’Italy Grand Tasting a cura del ‘Master of Wine’, Jane Hunt. L’ultima giornata è dedicata al Workshop sul Turismo del Vino: una piattaforma per comprare e vendere pacchetti enoturistici, prodotti del turismo eno-gastronomico e servizi correlati.


Per informazioni:
Web: http://www.movimentoturismovino.it/
Web: http://www.iwinetc.com/

sabato 28 gennaio 2012

LA STORIA DELLO CHAMPAGNE

Non posso vivere senza champagne. In caso di vittoria, lo merito, in caso di sconfitta, mi consola.”
Winston Churchill

Lo champagne è probabilmente l’unico vino al quale sia stato attribuito un inventore, l’abate benedettino Dom Pérignon, anche se esistono varie versioni sulla sua origine.
I vini della regione della Champagne erano conosciuti fin dal medioevo; venivano prodotti principalmente dai monaci delle numerose abbazie presenti nella regione, che lo usavano come vino da messa. Ma anche i regnanti francesi apprezzavano molto questi vini, fini e leggeri, tanto da offrirli in segno di omaggio agli altri regnanti europei. Si trattava però principalmente di vini fermi, quindi senza spuma, e rossi.
Le guerre ed i saccheggi che nel 1600 devastarono la regione, causarono la distruzione e l’abbandono delle abbazie e dei conventi, e quindi il decadimento delle annesse vigne.
Intorno al 1670 Pierre Pérignon, giovane frate benedettino, giunse all’abbazia d’Hautvillers, vicino Épernay.con l’incarico di tesoriere; egli trovò il convento, e le vigne, in uno stato di totale abbandono, e si adoperò per rimetterle in sesto.
Il suo lavoro fu indirizzato principalmente alla produzione del vino; da perfezionista qual era, si applicò alla selezione delle uve migliori (la sua scelta cadde sul pinot noir), al privilegiare i terreni più vocati alla produzione, ad affinare le tecniche del taglio dei vini (assemblaggio di uve dello stesso tipo provenienti da zone diverse), ed a preferire una spremitura dolce per ottenere un mosto chiaro anche se da uve a bacca nera (tutte tecniche caratteristiche ancora oggi della produzione dello champagne).
Rimane il dubbio sulla genesi della trasformazione del vino fermo in vino spumante.
Una versione afferma che lo champagne sia nato casualmente per errore durante il processo di vinificazione di alcuni vini bianchi; tale errore avrebbe causato lo scoppio di alcune bottiglie poste ad affinare in cantina, e quindi portato alla scoperta da parte dell’abate della “presa di spuma”.
Un’altra versione afferma che l’abate, per rendere più gradevole il vino prodotto, vi aggiungesse in primavera dei fiori di pesco e dello zucchero, tappando successivamente la bottiglia con tappi di legno di forma tronco-conica; allo stappare della bottiglia si produceva della spuma.
Un’ulteriore versione afferma che i viticultori che usavano vinificare le uve di pinot si fossero resi conto che il vino ottenuto invecchiava male nelle botti, per cui decisero di imbottigliarlo subito dopo la fermentazione; nelle bottiglie questo vino conservava efficacemente gli aromi, ma aveva il difetto di diventare naturalmente spumante, il che comportava lo scoppio di molte bottiglie.
Quale che sia la versione, l’abate arrivò alla conclusione che la spuma fosse dovuta ad una rifermentazione (dovuta o ad errori nella vinificazione, o all’aggiunta di lieviti - contenuti nei fiori di pesco - e di zucchero) del vino, con conseguente produzione di anidride carbonica.
A questo punto, resosi conto della gradevolezza del vino “spumante”, decise di perfezionarne la produzione

I VINI FRANCESI

Sebbene dal 2008 l’Italia sia diventato il primo esportatore mondiale di vino , alla Francia va riconosciuto il merito di essere la culla dell’enologia moderna , come oggi la conosciamo. E’ in Francia che “fare il vino” da mestiere è diventato un arte.
E’ sempre in Francia che , in occasione dell’esposizione universale di Parigi del 1855 , l’imperatore Napoleone III introdusse la prima classificazione dei vini per determinarne la quantità : dai Premier Cru fino al quinto Cru.
Intorno al 1930 , sempre in Francia , vennero introdotto le denominazione di origine sotto il nome di AOC (Appellation d'Origine Contrôlée ) , che saranno poi riprese in Italia dopo il secondo dopoguerra con le DOC ( Denominazioni di origine controllata ) .

Sempre in Francia le aziende produttrici hanno iniziato a sviluppare i loro Brand fino a farli diventare quasi degli oggetti di culto nell'enologia mondiale : da Chateau Lafite Rotschild nella regione di Bordeaux a Chateau LaTour in Borgogna , a Chateau d'Yquem per i vini dolci di Sauternes e Barsac , per finire ai grandi Champagne di Louis Roederer , Moet & Chandon ( la Maison produttrice del mitico Dom Perignon .. non a caso ormai appartenente alla holding del lusso Luis Voutton ) , Ruinart , Krug.

Fra le principali AOC francesi ricordiamo :
Champagne AOC : denominazione concernente soprattutto la vinificazione in bollicine con il metodo champenoise
Bordeaux AOC : i vini della regione del Bordeuax , forse la più famosa regione vitivinicola del mondo
Sauternes-Barsac AOC : seppure si trovi nella regione vinicola di Bordeaux , merita certamente una menzione a parte , perché Sauternes e Barsac sono giustamente riconosciuti come la patria dei vini dolci e affetti da muffe nobili. Tuttora continuano a rappresentare l'eccellenza della produzione mondiale di vini dolci.
Bourgogne AOC : vini della Borgogna , che si trova nella zona nord –orientale della Francia , fra Parigi e la Germania. E’ seconda per fama forse solo alla zona di Bordeaux
Alsace AOC : l’Alsazia si trova al confine con la Germania , nella zona nord-orientale ed è la culla dei vini dolci , passiti e a vendemmia tardiva
Beaujolais AOC : fra i tanti primati , la Francia è anche la patria di quello che noi chiamiamo vino novello. La macerazione carbonica , utilizzata per avere vini bevibili già dal mese di Dicembre è originaria di questa regione francese
Côtes du Rhône AOC : la valle del Rodano taglia longitudinalmente la Francia dalla Savoia fino alla Provenza. In questa regione si trova Avignone e infatti un grosso impulso anche allo sviluppo qualitativo della regione si ebbe con l’arrivo dei Papi che la scelsero come sede per quasi tutto il XIV secolo
Cotes de La Loire : la regione della Loira non costituisce una sua AOC , ma comprende un elevato numero di denominazioni AOC , con un ampio spettro di tipologie : bianchi , rossi , frizzanti ( è la seconda regione per produzione di vini frizzanti dopo la regione degli Champagne ) , dolci come i  Muscadet
Provence e Languedoc Roussillon : la Provenza e la Languedoc Roussillon sono due regioni meridionali della Francia , lungo la costa mediterranea , divise dalla foce del Rodano.

IL VINO NEGLI USA

California

Il celebre stato Americano ha fatto del vino una delle sue attività caratteristiche. I suoi vini sono conosciuti in tutto il mondo ed è in quest'area che si produce la quasi totalità del vino degli Stati Uniti d'America


 Sono molte le cose che vengono solitamente associate alla California, il celebre stato Americano della costa occidentale, e una di queste è certamente il vino. Nonostante la produzione del vino sia molto più recente che in Europa, la California è oggi considerata fra le aree produttive più rilevanti del mondo e, non a caso, i suoi produttori sono piuttosto aperti alle innovazioni e alla sperimentazione di nuovi vini e nuove metodologie. Probabilmente questo è dovuto alla mancanza di una lunga storia enologica, come nel caso dell'Europa, e pertanto non avendo nessun modello “tradizionale” a cui essere legati, la produzione è generalmente più libera ed intraprendente. La California può essere definita come “il grande serbatoio del vino Americano”, in quanto è proprio in questo stato che si registra la più alta produzione degli Stati Uniti d'America. Oltre il 90% del vino Americano è prodotto in California.
 L'influsso della California nella produzione vinicola degli altri stati Americani è sempre stata, e continua ad essere, un punto di riferimento ed è proprio in questo stato che vengono creati i vini che influiscono lo stile della produzione di tutto il paese. Va ricordato che lo stile Californiano è, per molti aspetti, basato su quello Francese, in modo particolare ai vini di Bordeaux, Borgogna e della Valle del Rodano. La superficie destinata alla coltivazione dell'uva è piuttosto considerevole, circa 1750 chilometri quadrati, e comprende la maggioranza del territorio Californiano. Nonostante la produzione del vino in California sia iniziata pochi secoli fa, vivendo periodi piuttosto alterni di buona fama e periodi di recessione, sia dovuti a vicende naturali, come la fillossera, sia a vicende politiche, come il proibizionismo all'inizio del secolo scorso, il radicale cambiamento che ha portato all'attuale condizione si verificò solamente negli anni 1960.

La California
La California

 Probabilmente il successo dell'enologia Californiana è proprio legato alla sua recente storia vinicola: l'assenza di tradizioni specifiche da mantenere o da seguire ha reso possibile l'attuazione di pratiche moderne e innovative che nel breve periodo di poche decine di anni hanno consentito di raggiungere risultati notevoli. Ovviamente il successo della California non è solamente determinato da scelte produttive ma anche, e soprattutto, dalle favorevoli condizioni climatiche, geologiche e ambientali. La California è spesso considerata come il “Mediterraneo del Nuovo Mondo”, terra ideale e vocata alla coltivazione della vite e alla produzione del vino e i fatti sembrano confermare questa ipotesi. Il successo dei vini Californiani è anche dovuto agli ingenti investimenti economici che furono operati nell'industria del vino e che ben presto diedero eccellenti risultati. Nel breve periodo di pochi anni, verso la metà degli anni 1970, i vini Californiani avevano già conquistato notorietà in Europa e spesso, nelle manifestazioni enologiche, riuscivano ad essere vincitori su quei vini che avevano preso come modello: i vini Francesi.
 Anche le uve coltivate in questo stato riflettono chiaramente le scelte produttive del vino Californiano. La mancanza di specie autoctone - a parte lo Zinfandel, già conosciuto all'inizio del XIX secolo - le uve impiegate nei vini Californiani sono per la maggior parte internazionali e in minore parte uve Italiane. Le uve più diffuse in California sono lo Chardonnay, per le bianche, e il Cabernet Sauvignon per le uve a bacca rossa. Le uve a bacca bianca principali della California sono lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, tuttavia sono coltivate anche il Riesling, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sémillon, Viognier, Chenin Blanc, Gewürztraminer, Colombard, Marsanne, Roussanne e Moscato Bianco. Le varietà di uve a bacca rossa più importanti della California sono il Cabernet Sauvignon, Zinfandel, Merlot, Pinot Nero e Syrah seguite da Cabernet Franc, Carignano, Grenache Noir, Malbec, Mourvèdre, Petite Sirah, Petit Verdot, Barbera e Sangiovese. Lo Zinfandel, divenuto famoso negli Stati Uniti vinificato in bianco (white Zinfandel), è fra le uve più antiche della California. Pare che lo Zinfandel fosse noto in California già all'inizio del XIX secolo e molti lo credevano un vitigno autoctono. Recenti indagini sul DNA hanno potuto rivelare che è geneticamente identico al Primitivo. Ulteriori ricerche sulle sue caratteristiche genetiche hanno scoperto che l'uva ha una forte e stretta somiglianza con il Plavac Mali, un'uva originaria della Dalmazia, ritenuta quindi progenitrice dello Zinfandel e del Primitivo. In California si produce praticamente ogni tipo di vino, dai bianchi ai rossi secchi, ai vini dolci fino ad interessanti spumanti metodo classico.


La Classificazione dei Vini Californiani


 I vini Californiani sono classificati in accordo al sistema di qualità in vigore negli Stati Uniti d'America in cui si prevede la divisione territoriale delle aree vinicole. Il sistema prende il nome di AVA (American Viticultural Areas, Aree Viticolturali Americane). Il sistema di qualità Americano è spesso oggetto di critiche a causa del basso numero di norme circa le pratiche enologiche e culturali, un sistema che si ritiene piuttosto vago e permissivo ma che certamente consente ai produttori maggiori possibilità nell'iniziativa personale. Il sistema generalmente garantisce che le uve impiegate per la produzione di un vino siano state coltivate in un'area specifica e in genere con una quota minima del 75%.
 Nel sistema non sono previste categorie di qualità crescente, come accade, per esempio, in Francia o in Italia, tuttavia il sistema prevede delle divisioni che definiscono l'estensione dell'area vinicola in accordo alle divisioni amministrative della nazione. Le denominazioni riconosciute nel sistema AVA sono le seguenti: American or United States (Americano o Stati Uniti), Multi-State Appellation (Denominazione multi-statale), State Appellation (Denominazione statale), Multi-County Appellation (Denominazione di multi-contea) e County Appellation (Denominazione di contea).


Napa Valley



 
 La Napa Valley è certamente l'area vinicola più famosa della California. Questa area, che si trova a circa 90 chilometri a nord-est da San Francisco, nonostante la sua fama e la sua importanza nello scenario enologico del paese, produce circa il 4% di tutto il vino Californiano. Il successo dei vini della Napa Valley sono dovuti sia alle sue condizioni ambientali ma anche alla determinazione e alla volontà di uno dei suoi più celebri produttori: Robert Mondavi. Il protagonista indiscusso dei vigneti della Napa Valley è certamente il Cabernet Sauvignon capace di produrre vini di qualità eccellente. Fra i vini bianchi sono interessanti quelli prodotti con Chardonnay, l'uva più diffusa della zona, e Sauvignon Blanc, mentre per i vini rossi, oltre al Cabernet Sauvignon, interessanti esempi sono offerti dal Merlot e dallo Zinfandel. Va comunque ricordato che i vini Americani che riportano in etichetta il nome di una sola varietà d'uva - i cosiddetti mono-varietali - possono contenere fino al 25% di altre varietà, ed questa è la pratica enologica più comune per i vini della California.
 La Napa Valley è classificata come AVA, tuttavia all'interno del suo territorio sono definite altre aree viticolturali di cui le più importanti sono Atlas Peak, Howell Mountain, Mount Veeder, Oakville, Rutherford, Spring Mountain e Stags Leap District. Nella Napa Valley, come in altre zone della California, esiste anche un'interessante produzione di spumanti metodo classico, generalmente definiti come methode champenoise. La produzione di vini spumanti è piuttosto interessante e coinvolge non solo i produttori locali ma anche alcune aziende produttrici della Champagne che hanno acquistato a Napa Valley terreni con lo scopo di produrre spumanti. Il risultato è una produzione di tutto rispetto e che ha saputo, con i fatti, smentire i pregiudizi che hanno interessato i vini spumanti prodotti in California per molti anni.


Sonoma


 Poco a nord di San Francisco e a sinistra della Napa Valley, si trova Sonoma, una delle aree vinicole più importanti della California. A causa della vicinanza alla costa dell'oceano Pacifico, il clima di Sonoma è piuttosto diverso da quello della Napa Valley. L'alternanza di nebbia e sole, notti fresche e giornate calde, è piuttosto frequente in questa area, una caratteristica che influisce, ovviamente, anche sui vini che qui si producono. A Sonoma si coltivano praticamente tutte le varietà di uve diffuse in California e nessuna di queste contraddistingue l'area in modo particolare, tuttavia la zona è piuttosto famosa per i vini bianchi prodotti con Chardonnay e per i rossi prodotti con Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. In quest'area si producono inoltre interessanti vini da uve Zinfandel, Syrah, Petite Syrah e Viognier oltre ad un'interessante produzione di vini spumanti metodo classico.
 All'interno della contea di Sonoma sono definite altre AVA fra cui le più importanti sono l'Alexander Valley, Russian River Valley (che a sua volta include le AVA di Green Valley e Chalk Hill), Dry Creek Valley e Sonoma Valley (che include l'AVA Sonoma Mountain). Fra queste l'AVA di Alexander Valley è certamente la più nota, soprattutto per i suoi vini da uve Cabernet Sauvignon e Chardonnay. La Russian River Valley, grazie al suo clima più fresco, si fa notare per i suoi vini da Pinot Nero e Chardonnay e, soprattutto, per i suoi interessanti spumanti metodo classico, mentre Dry Creek Valley è piuttosto celebre per i suoi vini prodotti con Zinfandel. A Sonoma Valley e a Sonoma Mountain le produzioni più interessanti riguardano vini prodotti con Cabernet Sauvignon, Pinot Nero e Chardonnay.


Carneros


 L'area vinicola di Carneros - i cui vigneti si trovano in parte nella contea di Sonoma e in parte nella contea di Napa - grazie alle sue caratteristiche climatiche e produttive, costituisce, di fatto, un'area di notevole interesse nello scenario enologico Californiano. Carneros si trova nella baia di San Pablo - la parte settentrionale della baia di San Francisco - e grazie al suo clima fresco, la zona è considerata fra le più interessanti soprattutto per le uve Chardonnay e Pinot Nero, di cui gran parte sono utilizzate per la produzione di spumanti metodo classico. Carneros produce anche interessanti vini secchi con le stesse uve e con risultati decisamente convincenti e interessanti. Un'uva che sta progressivamente aumentando la sua presenza in Carneros e il Merlot mentre fra le uve bianche di rilievo troviamo il Pinot Bianco. Grazie alle sue condizioni ambientali e climatiche, Carneros ha riscosso l'attenzione di produttori di spumanti del “vecchio continente”, in particolare Francesi e Spagnoli, che qui hanno avviato interessanti produzioni di spumanti metodo classico.


Mendocino e Lake County


 Mendocino e Lake County sono le zone vinicole più a nord della California e rappresentano, per certi aspetti, le aree più interessanti di tutto lo stato. Non solo il clima è più fresco - una condizione che ha favorito la diffusione dello Chardonnay e del Pinot Nero - ma qui i produttori sembrano essere più aperti ad altre varietà ottenendo buoni risultati. Il clima fresco, in particolare a Mendocino, ha inoltre favorito una buona produzione di spumanti metodo classico. In queste due aree sono presenti alcune varietà Italiane, fra cui il Fiano, Montepulciano e addirittura l'Arneis, ma anche altre uve meno diffuse in altre parti della California, come il Gewürztraminer, Riesling, Sauvignon Blanc, Pinot Bianco, Petite Syrah e Grenache Noir. Altre uve di rilievo per queste zone sono lo Zinfandel, con cui si producono interessanti vini, e il Syrah. Mendocino è famosa per avere attuato in modo concreto pratiche di viticoltura biologica e di agricoltura sostenibile, la prima area vinicola della California ad avere creduto in queste forme di viticoltura.


Sierra Foothills e Livermore Valley


 Nella parte orientale della California si trova l'AVA di Sierra Foothills, una zona piuttosto estesa di circa 250 chilometri quadrati e di cui le più interessanti aree produttive sono la AVA di El Dorado e la contea di Amador. Nell'AVA di El Dorado - un tempo celebre, pare, per l'oro che portò nella zona un'enorme quantità di cercatori - è una zona montuosa con clima fresco in cui le uve principalmente coltivate sono il Syrah, Zinfandel e Petite Syrah, tuttavia qui si trovano anche Barbera, Grenache Noir e Mourvèdre. La contea di Amador deve invece la sua fama allo Zinfandel che alcune cantine producono con risultati piuttosto interessanti, tuttavia qui sono inoltre prodotti vini con Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay ed altre varietà di origine Italiana, come per esempio il Sangiovese e la Barbera. Poco a sud di San Francisco si trova invece la Livermore Valley, un'area vinicola fra le più antiche della California, non molto estesa ma comunque interessante. Le uve più importanti di quest'area sono il Sémillon, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Petite Syrah e Zinfandel.

giovedì 26 gennaio 2012

LE COLLINE DEL CHIANTI

VINO DI GENZIANA

Indicato per anoressia.
Ingredienti
  • 30 gr di radice di genziana
  • 1 litro di vino bianco o Marsala
Procedimento
Far macerare la genziana nel vino per 10 giorni, agitando la miscela una volta al giorno, poi filtrare il composto.
Dosi
1 bicchierino prima dei pasti.
Attenzione
Questo vino è controindicato a chi è predisposto alle emorragie e ai soggetti pletorici (problemi di metabolismo e circolatori

Vino all’aglio indicato per arteriosclerosi

Indicato per arteriosclerosi.
Ingredienti
  • 10 spicchi d’aglio (sbucciati)
  • 1 litro di vino bianco
Procedimento
Schiacciare l’aglio e farlo macerare nel vino per 10 giorni, poi filtrare e conservare in luogo fresco.

Vino chinato ricostituente e digestivo

Vino con caratteristiche ricostituente e digestivo.
Ingredienti
  • 1 litro di vino Marsala
  • 50 gr di estratto fluido di China
Procedimento
Miscelare gli ingredienti, lasciar riposare per 5 giorni, poi filtrare.
Dosi
Un bicchierino dopo i pasti come digestivo
Note
Negli ultimi anni il consumo di vino chinato ha ripreso una larga diffusione, soprattutto grazie ad alcuni produttori del territorio piemontese che hanno affiancato i classici prodotti con alcune partite di Barolo Chinato.
A certificare l’ampio successo di questa tipologia di vini è stata da tempo riconosciuta alla denominazione Barolo una tipologia di origine controllata chiamata, ovviamente, Barolo Chinato.
Per poter quindi gustare al meglio questa miscela digestiva non è più necessaria la produzione autonoma ma ci si può piacevolmente affidare a chi ne ha realizzato un prodotto di mercato.
Dosi
2 bicchierini ai pasti.

VINO DI CICORIA

Indicato per anemia.
Ingredienti
  • 50 gr Di radici essiccate e triturate di cicoria
  • 1 litro di vino bianco
Procedimento
Far macerare la cicoria nel vino per 10 giorni, agitando la miscela una volta al giorno, poi filtrare il composto.
Dosi
2 bicchierini al giorno prima dei pasti.

i vini curativi: gli enoliti

I vini curativi: gli enoliti

Come abbiamo potuto constatare fino ad ora il vino racchiude in sé numerosi componenti e principi chimici in grado di esercitare sul nostro organismo un numero infinito di processi benefici.
Esiste poi un particolare gruppo di vini, o meglio di infusi, che proprio grazie alle loro caratteristiche terapeutiche sono stati denominati enoliti, ovvero i vini curativi.
I prodotti che appartengono a questa categoria sono in genere composti ottenuti per infusione, macerazione o aromatizzazione di un vino con erbe, droghe, spezie e sostanze vegetali da cui è possibile estrarne le essenze con caratteristiche terapeutiche per l’organismo.
Molti dei prodotti che seguono possono sembrare in parte poco piacevoli con abbinamenti estremamente insoliti ma, in particolare negli ultimi anni dove si sta assistendo ad una società legata alla cura del “biologico”, sono stati rivalutati ed di alcuni, uno per tutti il vino chinato, è stato realizzato un prodotto di diffusione commerciale.
L’origine di molti enoliti risale al passato e le ricette sono state tramandate nel tempo di generazione in generazione. Un esempio classico che coinvolge in modo particolare il Piemonte è il vin brûlé, ricetta tanto antica quanto attuale che da sempre è stata consigliata in caso di raffreddore.
Quelle che seguono sono alcune ricette di enoliti tra i più diffusi e realizzabili.
La maggior parte di esse, assieme a molte altre non pubblicate, è disponibile nel libro Il Potere Curativo del Vino, G. Sicheri.

la ricetta del benessere

Chi ha detto che il vino può solamente essere bevuto?
In questa sezione sono raccolte numerose ricette, a partire dai vini curativi tramandati nelle tradizioni e nel tempo, per arrivare a soluzioni innovative per la cura ed il benessere del corpo.
I suoi componenti, infatti, sono utilizzati in numerose preparazioni cosmetiche.

IL VINO RALLENTA IL PROCESSO D'INVECCHIAMENTO

Come si è potuto ampiamente notare nelle pagine precedenti, il vino ha una forte incidenza diretta su moltissime funzioni quotidiane del nostro organismo, agendo come stimolante, coadiuvante o precursore.
In numerose ricerche condotte su scala mondiale si è però potuto notare una ulteriore caratteristica del vino, riguardante più un aspetto mentale.
Si è infatti dimostrato che il vino risulta anche un efficace elisir di longevità, stimolando ed agendo sulla conservazione del tempo delle funzioni del nostro organismo ma, soprattutto, esercitando nelle fasce d’età più avanzate una funzione psicologica di benessere ed armonia.
Lo stesso A. Fleming, in diverse occasioni, ha affermato che l’antibiotico poteva guarire gli uomini, ma osservava che era il vino a renderli felici.
Numerose ricerche hanno confermato che due o tre bicchieri al giorno diminuiscono il numero di decessi e si è constatato che un consumo oculato favorisce una longevità maggiore svolgendo una azione di protezione verso alcune patologie.
In Francia e negli Stati Uniti sono da tempo attivi dipartimenti per l’ideazione e lo sviluppo di campagne a favore del vino per sensibilizzare i consumatori su un corretto utilizzo e sui benefici riscontrabili.
Ulteriore conferma arriva dalla Danimarca, dove una ricerca ed una inchiesta hanno confermato su circa 13.000 persone che chi beve moderatamente acquisisce effetti benefici di carattere nervoso e vive più a lungo.
Uno tra i primi scienziati ad interessarsi degli effetti del vino è stato il francese Rostand fin dagli inizi dell’800, che affermava “se c’è una età in cui il vino possa tornare utile è quando gli anni assalgono le forze generali e diminuisce la forza degli organi”.
Conferme che arrivano da molteplici studi, come ad esempio segnalato da P. Viola che concorda un maggior vigore fisico associato a rilassamento nei soggetti anziani che consumino uno o due bicchieri di vino al giorno.
Il benessere fisico risulta inoltre associato a buone condizioni psichiche e ad una probabile diminuzione dei casi di arteriosclerosi.

IL VINO FA BUON SANGUE

Il vino fa buon sangue

Clipart cuore Nel 1979 è stato dimostrato per la prima volta che fra i vari fattori alimentari che esplicano un effetto positivo sulle coronarie, la relazione più alta è quella con un moderato consumo di vino, che riduce al 30% il rischio di cardiopatie ed ictus.
L’alcool, in dosi moderate, è in grado di favorire una pulizia delle arterie abbassando il colesterolo cattivo che in eccesso si deposita sulle pareti e favorendo la diuresi, aumentando così la capacità del nostro organismo di espellere le sostanze tossiche.
Azione anticolesterolemica è supportata anche dalla vitamina C presente, ovviamente, anche nella composizione chimica del vino.
Anche alcuni elementi minerali presenti nel vino hanno funzione protettiva dei vasi sanguigni e del cuore, soprattutto il magnesio, agendo come anticoagulante per la prevenzione della formazione di trombosi ed il potassio, in grado di conferire tonicità ed elasticità al cuore.
Il silicio, invece, contribuisce a dare omogeneità alle pareti delle vene e delle arterie, mentre il cromo svolge una azione di prevenzione contro l’arteriosclerosi evitando l’accumulo di colesterolo.
Influssi positivi sono poi riscontrabili anche nella composizione del sangue, dove il vino diminuisce l’aggregazione delle piastrine favorendo la fluidificazione del sangue prevenendo quindi arteriosclerosi ed infarti.
Non per niente si usa affermare che “il vino fa buon sangue“!
Le sue proprietà sembrano infatti garantire anche una maggiore protezione contro il fumo aumentando la vita media di 2-3 anni ai soggetti coinvolti in questo vizio.
Gli acidi presenti nella composizione chimica sono inoltre in grado di svolgere un’azione terapeutica e disintossicante, riducendo il tasso di urea nel sangue.
E’ però necessario ricordare che non esiste un vino in particolare in grado di svolgere tutte queste azioni, bensì è necessaria l’assunzione di differenti tipologie di prodotti anche in base agli effetti che si vogliono ottenere.
Tuttavia i farmacologi affermano che il vino di buona qualità è anche quello che ha effetti migliori. Sicuramente, dai vigneti di collina nasce una bevanda più ricca di polifenoli, così come dalle piante che hanno subito uno stress: la vendemmia verde, cioè l’asportazione anticipata di oltre il 50 per cento dei grappoli, provoca, infatti, uno stress alla vite, ma migliora la qualità del vino che è ricavato dai grappoli che rimangono, aumentando anche il tasso di polifenoli e antocianine.
La scelta potrà quindi ricadere sui grandi rossi italiani: Brunello, Barolo, Chianti, Amarone, Sagrantino (il vino con il più alto tasso di polifenoli)

UN BICCHIERE DI SALUTE PER IL SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO

Un bicchiere di salute per il sistema cardiocircolatorio

SigaretteDosi moderate di alcool, consumate come vino durante i pasti, svolgono un’azione protettiva sul cuore e contribuiscono a prevenire le malattie cardiocircolatorie.
Questa notizia, oramai approvata e comprovata, fu trasmessa ufficialmente nel 1991 da un programma televisivo americano e causò un completo svuotamento di tutte le scorte di vino che gli scaffali dei supermercati avevano a disposizione.
L’uso moderato di vino in un soggetto sano è in grado di ridurre di oltre il 25% il rischio di cardiopatie. Ne sono un esempio gli Stati uniti, dove da una ricerca è emerso che i bevitori moderati vivono più a lungo degli astemi.
La tesi è poi documentata anche da quello che è stato definito il “French Paradox“, ovvero il “Paradosso Francese“.
In cosa consiste questa famosa espressione? I francesi conducono una dieta con alte concentrazioni di grassi, burro e formaggio, alimenti considerati ben poco salutari in dosi non corrette.
Inoltre risulta molto diffusa l’abitudine di fumare, aumentando così la probabilit� di insorgenza di malattie cardiopatiche e tumorali.
Eppure, nonostante questi comportamenti non esemplari in materia di salute, la percentuale di queste patologie è molto bassa, proprio grazie al diffuso consumo di dosi moderate di vino durante i pasti.

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martedì 24 gennaio 2012

L’alcool nel vino, nella birra e nei superalcolici

L’alcool nel vino, nella birra e nei superalcolici

Grappa SassicaiaTutte le bevande citate risultano essere alcolici, ma in percentuali notevolmente differenti.
  • Vino: da 5,5% a 20% (mediamente 12,5-14%)
  • Birra: da 4% a 6%
  • Superalcolici: da 22% a 70% (mediamente 30-40%)
Sono definiti analcolici tutti quei prodotti contenenti fino ad un massimo di 1,5% di contenuto alcolico, superalcolici tutti i prodotti che superano i 22% ed alcolici il resto delle bevande con contenuto di alcool variabile tra 1,5 e 21%.
I superalcolici vanno bevuti in dosi decisamente limitate e soprattutto esclusivamente a stomaco pieno, per non influire sul fegato. Ricordiamo che secondo recenti studi i superalcolici risultano la causa principale del fenomeno alcolismo a causa dello spropositato uso e consumo.
Bicchiere di birra Guinness Per quanto riguarda la birra possiamo affermare con certezza che rappresenta una bevanda molto diffusa, in Italia soprattutto nelle fasce giovanili.
L’errore più comune è consumarla fuori dai pasti, in dosi spesso poco moderate.
Occorre ricordare che tra tutti questi 3 prodotti solo il vino contiene un quantitativo rilevante di polifenoli ai quali viene attribuito il principale potere terapeutico e curativo.
Comparando i tre tipi di bevande relazionate al tasso di mortalità, M. Groenback ha concluso che il vino è in assoluto la bevanda alcolica più consona al nostro organismo, in base alla sua composizione chimica.
Particolarmente ricchi di polifenoli risultano i vini ottenuti da vitigni Nebbiolo, Teroldego, Pinot Nero, Lagrein, Marzemino, Corvina, Croatina, Vespolina, Merlot, Carignano, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sangiovese e Aglianico, anche se il quantitativo finale è soggetto al sistema di vinificazione.

CONSIGLI E AVVERTENZE SUL BERE

Consigli ed avvertenze nel bere

Vino ed Uva
Ci sono alcune indicazioni e consigli che ci possono aiutare a perfezionare le nostre capacità di saper bere.
Durante l’estate, ad esempio, è consigliato diminuire la dose abituale di vino a favore di una aumento del consumo di acqua, meglio se non durante il pasto.
Assolutamente da non praticare è la diluizione del vino in acqua.
In caso di assunzione di antibiotici, sedativi ed anticoagulanti è bene evitare il consumo di qualsiasi bevanda alcolica, come nel caso di gravi patologie epatiche e cardiache, per evitare che dosi di alcool benefiche per soggetti sani possano causare peggioramenti in soggetti affetti da disfunzioni.
Nel caso di occasioni che prevedono grandi consumi di vino (premettendo che non devono rappresentare una abitudine bensì un’eccezione) è consigliabile bere un caffè 10-15 minuti prima in quanto la caffeina ritarda l’assorbimento dell’alcool mantenendone una bassa concentrazione nel sangue ed aumentando la sensazione di tolleranza.
Anche gli zuccheri e le vitamine del gruppo B svolgono un’azione di rallentamento nell’assimilazione, mentre l’acido linoleico, presente nell’olio d’oliva, limita gli effetti negativi dell’alcool ingerito in dosi abbondanti.
Esistono poi alcune altre piccole domande e luoghi comuni, la cui risposta può aiutarci a comprendere meglio una assunzione corretta di vino.
In primo luogo non è vero che il vino sia la principale causa di alcolismo, imputabile invece ad un consumo smisurato di sostanze superalcoliche, soprattutto nei giovani.
Cambiare vino durante il pasto non è dannoso all’organismo, soprattutto se il cambiamento è in grado di esaltare le caratteristiche chimiche ed organolettiche del piatto con cui è accompagnato, bilanciandone l’equilibrio. Si può tuttavia riscontare alcune sensazioni di giramento, dovute ad una possibile non tolleranza della tipologia di vino o elevata presenza di anidride solforosa nel prodotto.
Infine, è consigliabile bere lentamente permettendo un moderato e graduale assorbimento dell’alcool introdotto e, la cosa più importante, ricordiamoci di bere rendendoci conto di cosa stiamo sorseggiando, perché la degustazione sia un completo piacere di tutti i sensi

SAPER BERE

E’ molto importante definire in primo luogo cosa si intenda per bere. E’ necessario fare una distinzione tra la funzione dissetante delle bevande analcoliche e dell’acqua ed una funzione di piacere attribuita al vino, che potremmo classificare come degustare.
La degustazione risulta quindi quell’atto di bere per il piacere di assaporare ciò che si assaggia, valutandone gli aspetti sensoriali e percependone le caratteristiche.
Saper infine gustare ciascun prodotto accompagnandolo al cibo più adatto per un armonioso connubio enogastronomico… questo vuol dire saper bere!
Un po’ come nel giornalismo, anche il degustare quotidiano ha le sue “cinque W”, classificate però come i “comandamenti del saper bere quotidiano”:
  1. Che cosa bere?
  2. Perché?
  3. Quando?
  4. Come?
  5. Quanto
Le risposte potrebbero essere
  1. Vino rosso in particolare, perché ricco di tannini, non trascurando però il vino bianco di qualità.
  2. Per il piacere, la salute ed il benessere.
  3. Principalmente durante i pasti.
  4. Lentamente, assaporando le sfumature.
  5. Una dose moderata e continua nel tempo.
E’ importante che il consumo di vino sia nelle quantità suggerite in precedenza ma, soprattutto, che non sia sporadico, in particolare per non perdere l’azione benefica contro i radicali liberi, che si esaurisce entro 24 ore.
Se la dose è corretta e lo stato di salute ottimale, il bere vino è in grado di procurare piacevoli sensazioni gusto-olfattive, oltre che benessere fisiologico, mentale e farmacologico.
Secondo una tabella redatta da J. Masquelier nel 1981 il vino è:
  • tranquillante
  • sedativo
  • anestetico
  • vasodilatatore
  • favorente l’assorbimento intestinale dei grassi
  • stimolante l’incremento di colesterolo buono (HDL)
  • diuretico
  • energetico
  • anallergico
  • piacevole al gusto
  • non dotato di tossicità alle dosi terapeutiche

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FATTORI DI TOLLERANZA DELL'ALCOL

Fattori di tolleranza all’alcool

Come anticipato in precedenza, la quantità media d’assunzione di alcool è strettamente variabile in base al soggetto.
Esistono diversi fattori di tolleranza in grado di aumentare o diminuire nel bevitore la dose di vino raccomandata.
Primo fattore di tolleranza è la predisposizione genetica. La patologia può infatti essere legata ad aspetti ereditari, in grado di predisporre naturalmente soggetti capaci di sopportare dosi più levate di alcol, altri in grado di non reggerlo ed altri portati a non riuscire ad interrompere il consumo di alcool fino ad uno stato di ubriachezza, più rara nel consumo di vino ma maggiormente attribuibile a consumo di superalcolici.
La predisposizione genetica può essere legata non solo a singoli soggetti, ma anche ad intere popolazioni, legandosi con le abitudini alimentari delle singole zone geografiche.
Ne sono un esempio gli italiani, israeliani e russi che sembrano predisposti a tollerare maggiori quantità di alcol rispetto ad inglesi, norvegesi, finlandesi ed indiani.
E’ inoltre documentato che le popolazioni asiatiche sono scarsamente dotate dell’enzima in grado di assimilare l’alcool, tanto da accusare velocemente i sintomi di calore ed arrossamento classici di una difficoltà di metabolizzazione.
Ulteriore fattore risulta l’abitudine a bere, in grado di stimolare nell’organismo di soggetti regolari consumatori una maggiore produzione di enzimi in grado di attaccare e distruggere l’alcool più velocemente.
Altrettanto importante è la situazione di consumo. Assumere vino in concomitanza con i pasti, quindi a stomaco pieno, comporta un aumento dei tempi di metabolizzazione dell’alcool che viene assimilato gradualmente e, soprattutto, mantenendo una bassa concentrazione nel sangue.
Ecco perché, durante un pasto, la tolleranza all’alcool aumenta consentendo un consumo notevolmente maggiore rispetto alla media.
Al contrario, in situazioni a digiuno, l’assorbimento dell’alcool inizia nell’arco di 5 minuti dall’introduzione nell’organismo ed entro 15 minuti l’assorbimento arriva al 50% della dose introdotta, provocando stati di euforia e costringendo il fegato a ritmi di lavoro non ordinari, che possono portare all’ubriacatura quando la concentrazione di alcool nel sangue raggiunge livelli non tollerati.
Per ultimo, un corretto stato di salute dell’organismo del bevitore assicurerà una migliore tolleranza al consumo.

MISURARE LA QUANTITA' DI VINO

Data la tendenza a valutare il consumo di vino universalmente, oltre che per peso, volume o quantità anche per dosi, è necessario stabilire una misura comune per identificare il valore “bicchiere”.
Standard per questa valutazione risulta l’oramai diffuso bicchiere ISO, il bicchiere ufficiale da degustazione introdotto dall’INAO francese (Institut National des Appellations d’Origine des Vins ed eaux-de-vie).
Questo bicchiere è utilizzato come standard anche dall’Unione Europea ed in Italia dall’AIS, Associazione Italiana Sommeliers.
Bicchiere ISO Si tratta di un bicchiere di vetro incolore, di spessore sottile, a forma di tulipano allungato che permette una estrema maneggevolezza e soprattutto racchiude le principali peculiarità per la degustazione di un’ampia gamma di prodotti: allungato per la valutazione del perlage degli spumanti, allargati in fondo per l’ossigenazione dei vini rossi e ristretto in punta per la concentrazione degli aromi volatili.
Per approfondimento, il bicchiere ISO presenta le seguenti dimensioni:
  • Altezza totale: 155 mmAltezza del calice: 100 mm
  • Altezza dello stelo: 55mm
  • Diametro di apertura: 46 mm
  • Diametro alla base: 65 mm
  • Spessore stelo: 9mm
  • Capacità totale: 215 ml
Il bicchiere, per poter offrire la massima maneggevolezza, deve essere riempito per circa 1/3 con deroga fino a circa 2/3 per i vini rossi. Definire un bicchiere di vino significa quindi considerare 70 ml di prodotto. 3 bicchieri risultano dunque 210 ml, ovvero 1/5 di litro, la dose farmacologia consigliata.
Fino a tali quantità le azioni dell’alcol risultano positive, considerando però che le donne ed i bambini devono ridurre la dose rispetto alla media, dato che l’organismo è in grado di produrre meno enzimi in grado di assimilare l’alcool.
La concentrazione tollerata per litro nel sangue risulta di 2-2,5 grammi, mentre una sensazione di ubriachezza è percepibile con il 3-3,5 per mille, ovvero 3-3,5 grammi per litro.

DOSE DI VINO CONSIGLIATO E/O UTILE

Dose di vino consigliata e/o utile

Bicchieri da vino Chiariti dunque i pregiudizi sull’effetto benefico del vino, resta da concentrarci su quale sia il corretto quantitativo di vino da assumere perché l’alcool non risulti tossico ma si possa beneficiare di un effetto farmacologico.
Nel 1985 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stabilito che la dose a rischio risulta un’assunzione di alcool superiore a 75-80 gr/die, riconducibile, secondo altre interpretazioni, ad un calcolo di circa 1 gr di alcool per ogni kg di peso corporeo, che in un individuo medio ed adulto corrisponde appunto a 70-80 Kg.
Nel 1997 il Comitato Regionale Europeo dell’OMS ha precisato che per normale consumo di alcool si intende l’assunzione di quattro bicchieri di vino al giorno.
Secondo recenti studi il nostro organismo è, in teoria, in grado di sopportare correttamente fino a 700 ml di vino al giorno, per consentire di esprimere al meglio la sua azione farmacologia e digestiva in azione con il cibo.
La dose accreditata di riferimento risulta però mezzo litro al giorno di vini di media struttura, considerando che 80 gr di alcool corrispondono per l’OMS a poco meno di un litro di vino di con un volume alcolico del 10% o a ¾ di litro di vino con un volume del 13%.
Le dosi e le modalità variano però in base all’età e soprattutto all’individuo, scendendo fino ad una media di 2-3 bicchieri al giorno in soggetti anziani.
E’ stata creata una curva di accettabilità dell’alcool, in relazione all’età ed al sesso, che riporto di seguito.
Esistono poi, per particolari predisposizioni fisiche o adattamento nel tempo, particolari individui il cui organismo è in grado di metabolizzare ed assimilare correttamente e velocemente maggiori dosi di vino ed alcool, ma rappresentano una piccola quantità.
Curva di accettabilità  dell'alcool
fonte Il Potere Curativo del Vino, G. Sicheri
In generale, si tende a considerare tossica la dose che necessita dell’enzima MEOS per l’ossidazione e lo smaltimento dell’alcool.

IL SEGRETO E' BERE CORRETTAMENTE

Parliamo di quantità

Le accuse nei confronti del consumo di bevande alcoliche e vino si susseguono incondizionatamente da sempre.
Come naturale, anche il consumo di vino ha da sempre risentito di questo fenomeno, accollandosi le critiche infondate di scienziati e studiosi.
Nel 1982 una ricerca affermò che la somministrazione di alcool in alcune cavie per esperimento ne aveva irrimediabilmente danneggiato le cellule del cervello e del fegato.
Il problema principale è che, nonostante le numerosissime sostanze di cui è composto il vino, molti degli esperimenti realizzati prima degli anni ’80 hanno quasi unicamente concentrato la loro attenzione sull’alcool, probabilmente per la sua forte rilevanza percentuale in relazione alla composizione chimica.
La stessa ricerca sopra citata prese in esame gli effetti dovuti ad una somministrazione pura di alcool nella stessa percentuale di quella contenuta nel vino, che risultava estremamente dannosa all’organismo umano ed animale ed in alcuni casi definito anche tossica.
La non veridicità di questi esperimenti ha cominciato a risultare quando, correttamente, si è iniziato a valutare il prodotto vino non come un concentrato di alcool, ma come un armonioso composto di numerosi elementi di cui l’alcool è solo una parte.
L’insieme di questi elementi rappresenta infatti un giusto mix per un prodotto sano e soprattutto salutare se assunto in dosi moderate.
A dimostrare questa tesi arrivò una ricerca che prese in esame una somministrazione di vino di 10 gradi alcolici ad un campione di ratti, mentre ad altrettanti fu somministrata una soluzione di acqua ed alcool di pari gradazione alcolica.
Il risultato? Gli unici che a fine effetto inebriante riportarono gravi e permanenti lesioni agli organi risultarono i secondi, oltre ad avere avuto maggiori difficoltà nello smaltimento.
E’ quindi necessario ricordare che il vino non è un concentrato di alcool, ma una soluzione idroalcolica di più di 6000 micro e macro elementi chimici, ottenuto per fermentazione alcolica totale e parziale di uva o mosto d’uva.
L’insieme di questi elementi rappresenta un fattore di protezione con rarissime controindicazioni mediche.
Non è neanche corretto considerarlo una semplice bevanda, ma potrebbe ad esempio essere valutato anche come un farmaco per le proprietà di prevenzione e terapia che possiede.

....DEL MOSTO DELL'UVA O DELL'UVA AMMOSTATA

Perché il vino fermenti è necessario partire da un mosto d’uva, ovvero uva diraspata, pigiata e preparata per il processo fermentativo, che avverr� in determinate condizioni climatiche e temporali.
Con queste limitate basi possiamo ora avventurarci nella scoperta dei benefici che il vino è in grado di assicurare al nostro organismo

....OTTENUTO PER FERMENTAZIONE ALCOLICA TOTALE O PARZIALE...

Riguardo a questo passaggio potremmo svolgere altrettanti ed affascinanti lavori di ricerca ed approfondimento, ma limitiamoci alla conoscenza delle principali caratteristiche.
In enologia possiamo distinguere vinificazioni classiche e vinificazioni speciali.
Rientrano nel primo campo le vinificazioni in Bianco, Rosso e Rosato.

Vinificazione in Bianco

Vinificazione in assenza di macerazione, per la produzione di vini con colori tendente dal giallo paglierino scarico al giallo ambrato.
Identifica vini da elevate caratteristiche di freschezza, acidit� e profumo, per definizione bidimensionali, ovvero con contrapposizione di sensazioni di morbidezza e sensazioni di acidit� .
Hanno minime o nulle quantit� di tannini ed antociani e sono quindi estremamente soggetti a fenomeni ossidativi.
Un vino bianco può essere ottenuto indifferentemente da uve a bacca rossa o bianca.

Vinificazione in Rosso

Vinificazione con presenza di macerazione, ovvero contatto tra bucce e polpa, con dissolvenza nel mosto dei pigmenti coloranti dell’acino.
D� origine a prodotti con caratteristiche di robustezza e complessit� aromatica, definiti anche tridimensionali per la presenza di tre punte: morbidezza, acidit� e tannicit� .
Presenta prodotti con colori variabili dal rosso porpora al rosso granato e può essere ottenuto solo da vinificazione di uva a bacca rossa.

Vinificazione in Rosato

Vinificazione caratterizzata da una breve macerazione che causa una minima dissoluzione di sostanze coloranti nel mosto e produce vini con caratteristiche intermedie tra la tipologia bianca e rossa e colori variabili dal rosa tenue a chiaretto.
In nessun caso è ammessa la produzione di vini rosati con la miscelazione di vini bianchi e rossi.

Vinificazione con macerazione carbonica

Sistema applicato per la produzione di vini novelli e caratterizzato da tempi fermentativi molto brevi.

Vinificazione continua

Sistema poco usato, adatto alla produzione di grandi quantitativi di vino.
Esistono poi vinificazioni definite speciali, per la tipologia di vino prodotto e la metodologia delle procedure, atte alla produzione di vini caratterizzati da un elevato grado alcolico (eccetto gli spumanti) e zuccherino.
Rientrano in questa categoria:

Vini Liquorosi

Caratterizzati da un’alta concentrazione alcolica ottenuta per aggiunta di mosti concentrati, mistelle, acquavite o alcool etilico ad un vino base.
Possono presentare fenomeni ossidativi come il Marsala e lo Sherry, ottenuti con il metodo Soleras.
Altri prodotti sono ad esempio il Porto ed il Madeira.
Spesso un vino liquoroso risulta anche passito, ovvero prodotto con preventivo appassimento delle uve in vigna o in seguito alla vendemmia, per agevolare la concentrazione zuccherina favorendo l’eliminazione di acqua.

Vini Spumanti

Sono prodotti ottenuti per la rifermentazione di un vino base in seguito ad aggiunta di zuccheri, lieviti e sostanze fermentanti.
Possono essere prodotti con metodo Classico, ex Champenoise, ovvero quello utilizzato dagli Champagne francesi e che da origine a spumanti eleganti, fragranti e con un perlage d’eccezione.
Il processo di rifermentazione avviene direttamente in bottiglia con un procedimento lungo ed affascinante.
Il metodo Charmat, utilizzato prevalentemente per i vitigni aromatici, assicura prodotti con un elevato bouquet aromatico e si svolge interamente in autoclave, con tempi decisamente inferiori rispetto al Classico.

Vini Aromatizzati

Rientrano in questa tipologia tutti i vini prodotti con aromatizzazione a base di essenze, droghe, erbe e spezie, come il celebre Vermouth, meglio conosciuto come Martini.
Attenzione, aromatizzato non vuol però dire aromatico, che si riferisce invece alla tipologie delle uve.
Tornando al nostro discorso fermentativo, il vino viene ottenuto mediante fermentazione alcolica, ovvero trasformazione di zuccheri in alcool ed anidride carbonica, in base al prodotto che desideriamo ottenere.
Vini dolci avranno presumibilmente una fermentazione alcolica parziale, al contrario di vini secchi dove il grado zuccherino sar� minore a favore di un maggiore volume alcolico.

IL VINO E' UNA SOLUZIONE IDROALCOLICA DI OLTRE 6000 MICROELEMENTI E MACROELEMENTI,....

Il vino è una soluzione idroalcolica di oltre 6000 microelementi e macroelementi,…

Il vino contiene in una soluzione di acqua ed alcool, che rappresentano i componenti principali, numerosissimi altri elementi, responsabili di innumerevoli azioni benefiche sul nostro organismo.
Il solo alcool infatti, senza l’influenza di altri elementi, risulterebbe nella maggior parte dei casi dannoso agli organi del corpo umano.
Questi elementi sono inoltre responsabili dei caratteri organolettici del prodotto finale.
Possiamo dunque trovare acqua nella percentuale dell’80-85% e a seguire:
Sostanze responsabili del colore
  1. Polifenoli, sostante tanniche e coloranti
  2. Vini bianchi: leucoantociani e catechine (15-20 mg/l)
  3. Vini rossi: antociani e tannini (200-500 mg/l)
Sostanze responsabili del profumo
  1. Aromi primari e varietali, ovvero i terpeni dell’uva (geraniolo, linaiolo, nerolo)
  2. Aromi secondari o di fermentazione (esteri, eteri, alcoli)
  3. Aromi terziari o di invecchiamento (esteri, eteri, aldeidi, chetoni, lattoni, acetali)
Sostanze responsabili del gusto
Dolcezza
  1. Zuccheri monosaccaridi esosi (glucosio, fruttosio)
  2. Zuccheri monosaccaridi pentosi (xilosio, arabinosio)
  3. Zuccheri disaccaridi (saccarosio)
Morbidezza
  1. Alcoli monovalenti (etilico, metilico, propilico)
  2. Alcoli polivalenti (glicerolo, mannitolo, sorbitolo)
  3. Alcoli superiori
Acidità
  1. Acidi pre fermentativi (tartarico, malico, citrico)
  2. Acidi post fermentativi (lattico, citrico, succinico)
  3. Acidi volatili (acetico)
Tannicità
  1. Tannini delle uve (catechici) 1-2 g/l
  2. Tannini del legno (gallici) 20-50 mg/l
Sapidità
  1. Sali minerali
Amaro
  1. Sostanze organiche ed inorganiche
  2. Sostanze di derivazione ossidativa
Vivacità
  1. CO2
Estratto secco
Vitamine
  1. In particolare C e gruppo B

COS'E' IL VINO

Prima di tutto… cos’è il vino?
A questa domanda possiamo rispondere con la definizione di classificazione attribuita nel 1850 dai francesi, a seguito della devastante azione nei confronti della vite da parte della fillossera.
Il vino è una soluzione idroalcolica di oltre 6000 microelementi e macroelementi, ottenuto per fermentazione alcolica totale o parziale del mosto d’uva o uva ammostata.
Questa definizione concentra in poche righe la maggior parte delle informazioni necessarie, vediamo di analizzarla nelle pagine seguenti.

VINO E SALUTE :IL POTERE CURATIVO DEL VINO

benefici e curativi del vino sul nostro organismo.

Prefazione

Il vino è un affascinante composto di elementi, che ha da sempre coinvolto le civiltà che si sono susseguite nella storia per i suoi profumi, il suo aroma e le sensazioni inebrianti ed a volte anche alteranti che era in grado di trasmettere.
In ogni occasione il vino è sempre stato presente, dalle feste alle cerimonie, dai banchetti alle sepolture, soprattutto da civiltà che hanno fatto storia, come gli Egizi ed i Romani.
Col tempo il vino si è evoluto, soprattutto nel consumo, passando da un prodotto di elite ad una bevanda popolare, sempre mantenendo quel alone di mistero che lo avvolge e che lo rende ancor più affascinante.
Solo agli inizi del ‘900 si è cominciato a prestare attenzione ad una ulteriore peculiarità di questo prodotto, ovvero le sue proprietà terapeutiche e curative.
Hanno quindi cominciato a svilupparsi credenze, detti popolari ed usanze che attribuivano al vino virtù più o meno giustificate e che si sono conservate in questo secolo.
Purtroppo, se da un lato lo sviluppo ha determinato una crescita nel consumo di vino, non si può nascondere che abbia portato anche ai primi casi di abuso.
Attualmente in Italia il consumo maggioritario tra le bevande alcoliche è rappresentato dal vino, seguito a ruota dalla birra, soprattutto nelle fasce d’età più giovani.
Il vino resta la bevanda sociale preferita nelle occasioni tradizionali o nella dieta personale e proprio per questo è necessario che la sua diffusione sia gradualmente accompagnata da una sana e consapevole conoscenza sulle peculiarità positive e negative di questo prodotto.
Fortunatamente, in Italia e nei principali paesi dove il vino sta riscontrando maggiori consensi come Francia e Stati Uniti, si sta assistendo a forti campagne di sensibilizzazione sul consumo moderato, oculato ed anche di qualità, fattore che alcune volte viene erroneamente lasciato in disparte.
L’attenzione del consumatore deve pertanto essere concentrata sui comportamenti a rischio, ma anche su quelle forme di controllo ed utilizzo che possono portare ad influssi benefici per l’organismo.
Proprio quest’argomento, estremamente affascinante, mi ha da tempo colpito, soprattutto per la forte relazione con il mio ambito professionale.
Ho sempre avuto un forte interesse verso il mondo dell’enologia e l’aver velocemente raggiunto una qualifica professionale adeguata mi ha permesso di avere l’opportunità e la fortuna di provare numerose esperienze nel campo della sommellerie.
Ritengo sia estremamente importante saper proporre un vino in adeguato accompagnamento al piatto, mia sia altrettanto importante saper coinvolgere il consumatore sulla scelta, in relazione ai suoi desideri e, perché no, al suo stato fisico.
Consumare vino deve diventare un piacere e essere a conoscenza che quel determinato prodotto possa anche aiutarci a risolvere piccoli problemi di salute che ci possono affliggere allora aumenta notevolmente questa sensazione di benessere.
Ho quindi cercato di riunire in questo supporto alcune informazioni che aiuteranno il consumatore finale a scegliere in maniera più corretta, fondendo le esperienze personali che ho maturato in questi anni con le numerose informazioni reperibili su libri di testo e supporti di enologia.
I documenti che seguiranno non pretendono di essere una trattazione scientifica, bensì un semplice approfondimento curioso ma documentato per chi come me ha trovato nel vino un piacere, un argomento di studio o semplicemente nutre verso questa antica ma sempre attuale bevanda un sentimento di curiosità ed un desiderio di maggiore conoscenza.
Spero che la consultazione di questo materiale possa suscitare in voi lo stesso interesse e lo stesso coinvolgimento che mi ha animato nello sviluppo di questo progetto.
Desidero infine dedicare questo lavoro ad una persona a me molto cara dal lato personale e professionale, purtroppo scomparsa nel 2003, che ha contribuito enormemente alla mia crescita e formazione nel campo.
E’ stato una mia importante guida in molti casi, tra cui anche la scelta di questo argomento, che gli dedico quindi con piacere e con sentita stima ed ammirazione lo ringrazio per ciò che mi ha lasciato ed insegnato nel tempo.

lunedì 23 gennaio 2012

LA STORIA DEL VINO

Le origini del vino sono talmente tanto antiche da affondare nella leggenda. Alcune di esse fanno risalire l'origine della vite sino ad Adamo ed Eva, affermando che il frutto proibito del Paradiso terrestre fosse la succulenta Uva e non l'anonima Mela. Altre raccontano di Noè che avendo inventato il Vino pensò bene di salvare la Vite dal diluvio universale riservandole un posto sicuro nella sua Arca.
Venendo a tempi più recenti, sono in molti ad affermare che la vite sia originaria dell'India, e che da qui, nel terzo millennio a.C., si sia diffusa prima in Asia e in seguito nel bacino del Mediterraneo.
E' storia che in occidente la coltura della vite e la pratica della vinificazione erano note in Armenia (la Mesopotamia). Qui si compì la prima rivoluzione dell'umanità, con l'abbandono del nomadismo da parte di qualche comunità e la conseguente nascita dell'agricoltura. E' la "mezzaluna fertile" una area geografica limitrofa al corso dei fiumi Tigri ed Eufrate, madre dei cereali e laboratorio della scoperta dei processi fermentativi da cui discendono il pane, il formaggio e le bevande euforizzanti, così come noi le conosciamo oggi.
Alcuni geroglifici egiziani risalenti al 2500 a.C. descrivono già vari tipi di vino. Nell'antico Egitto la pratica della vinificazione era talmente consolidata che nel corredo funebre del re Tutankamon (1339 a.C.) erano incluse delle anfore contenenti vino con riportata la zona di provenienza, l'annata e il produttore (delle DOC ante litteram!); qualcuna conteneva del vino invecchiato da parecchi anni. 
Dall'Egitto la pratica della vinificazione si diffuse presso gli Ebrei, gli Arabi e i Greci. Questi dedicarono al vino una divinità: Dionisio, Dio della convivialità.
Contemporaneamente, nel cuore del mediterraneo, la vite iniziava dalla Sicilia il suo viaggio verso l' Europa, diffondendosi prima presso i Sabini e poi presso gli Etruschi i quali divenirono abili coltivatori e vinificatori e allargarono la coltivazione dell'uva dalla Campania sino alla pianura Padana.
Presso gli antichi Romani la vinificazione assunse notevole importanza solo dopo la conquista della Grecia. L'iniziale distacco si tramutò in grande amore al punto da inserire Bacco nel novero degli Dei e da farsi promotori della diffusione della viticoltura in tutte le province dell'impero. Dal canto suo il  vino ha contribuito alla nascita dell'impero romano: i Romani infatti erano a conoscenza delle proprietà battericida  del vino e come consuetudine lo portavano nelle loro campagne come bevanda dei legionari. Plutarco racconta che Cesare distribuì vino ai suoi soldati per debellare una malattia che stava decimando l'esercito.
La nascita del Cristianesimo e il conseguente declino dell'Impero Romano, segna l'inizio di un periodo buio per il vino, accusato di portare ebbrezza e piacere effimero. A ciò si aggiunse la diffusione dell'Islamismo nel Mediterraneo tra l'ottocento e il millequattrocento d.C. con la messa al bando della viticoltura in tutti i territori occupati. Per contro furono proprio i monaci di quel periodo, assieme alle comunità ebraiche, a continuare, quasi in maniera clandestina la viticoltura e la pratica della vinificazione per produrre i vini da usare nei riti religiosi.
Bisognerà comunque attendere il Rinascimento per ritrovare una letteratura che restituisca al vino il suo ruolo di protagonista della cultura occidentale e che torni a decantarne le qualità. Nel diciassettesimo secolo si affinò l'arte dei bottai, divennero meno costose le bottiglie e si diffusero i tappi di sughero tutto ciò contribuì alla conservazione e al trasporto del vino favorendone il commercio.
Il diciannovesimo secolo vede consolidarsi la distintiva e straordinaria posizione che il vino occupa nella civiltà occidentale. Alla tradizione contadina inizia ad affiancarsi il contributo di illustri studiosi che si adoperano per la realizzazione di vini di sempre miglior qualità e bontà.  Il vino diviene oggetto di ricerca scientifica. Nel 1866 L. Pasteur nel suo scritto Etudes sur le vin afferma "il vino è la più salutare ed igienica di tutte le bevande".
Recenti studi medici hanno dimostrato che fra coloro che si recano in viaggio nei paesi in cui sono frequenti le infezioni alimentari i turisti che consumano vino sono meno soggetti ad attacchi di dissenteria rispetto a coloro che consumano acqua anche se imbottigliata. E questo perché a prescindere dalle cause della contaminazione, molti batteri in acqua sopravvivono e a volte prolificano mentre nel vino muoiono per via di alcune caratteristiche concomitanti quali l'acidità la presenza di alcol e di tannini. Per di più queste stesse caratteristiche rendono il vino una bevanda salutare per l'uomo a condizione che venga assunta in quantità moderate (un bicchiere a pasto). Studi medici dimostrano che un moderato consumo di  vino ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare riducendo i rischi di malattie cardiache. La ragione non è ancora del tutto chiara ma secondo alcuni ciò è dovuto alla presenza di piccole quantità di sostanze con proprietà ipocolesterinizzante che si originano dai tannini contenuti nei vini rossi.
Sono passati circa 150 anni dai primi studi di Pasteur e il tempo non lo ha ancora smentito: ad oggi non è mai stato isolato un agente patogeno per l'uomo che si origini dal vino.